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MOBILITÀ ARTICOLARE

In questa pagina parlerò di un altro aspetto fondamentale della Ginnastica: la mobilità articolare.

Per mobilità articolare s'intende  l'escursione articolare di ogni singola articolazione.
Mobilizzare un'articolazione significa agire per aumentare questa escursione articolare (Pecchioli, 1992)
L'escursione articolare è l'ampiezza di movimento, espressa in gradi, di una singola articolazione (per esempio il ginocchio), o di un gruppo funzionale di articolazioni (per esempio la spalla), e varia a seconda del tipo di articolazione (Pecchioli, 1992).

Le articolazioni si classificano in
  • sinartrosi: sono quelle tra le ossa del cranio;
  • sinfisi: sono articolazioni dove le ossa sono unite da tessuto cartilagineo e per questo sono poco mobili;
  • diartrosi: articolazioni mobili, che si dividono a loro volta in artrodie (per esempio le articolazioni costo-vertebrali), enartrosi (per esempio l'articolazione scapolo-omerale), articolazione condiloidee (per esempio l'articolazione femoro-tibiale), articolazione trocleare o ginglimo angolare (per esempio l'articolazione femoro-rotulea), articolazione trocoide o ginglimo laterale (per esempio l'articolazione radio-ulnare prossimale), articolazione a sella (per esempio l'articolazione tra l'osso trapezio e il 1° osso metacarpale);

La Ginnastica ricerca la migliore mobilità articolare soprattutto delle grandi articolazioni.

La colonna vertebrale NON DEVE MAI ESSERE MOBILIZZATA (Perché non si devono eseguire esercizi di mobilizzazione della colonna vertebrale).
Questa regola presenta una eccezione che si realizza quando si devono eseguire esercizi correttivi di eventuali deviazioni della colonna vertebrale (per esempio scoliosi e dorso curvo).
Così tutti gli esercizi di mobilizzazione delle grandi articolazioni e soprattutto delle anche devono essere strutturati ed eseguiti in modo che il lavoro di agilizzazione si concentri esclusivamente sull'articolazione che si vuole mobilizzare (localizzazione dell'effetto motorio) e tutte le precauzioni sono rivolte, durante la loro esecuzione, sullo sforzo di non coinvolgere la colonna vertebrale nell'angolazione di movimento richiesto (Pecchioli, 2010) (Prof. Marco Pecchioli), (Elementi di Ginnastica Correttiva, Marco Pecchioli - Teoria dell'esercizio fisico, Marco Pecchioli).

L'effetto motorio esprime le modificazioni indotte dall'esercizio sul nostro organismo.

Negli articoli mostrerò alcuni esercizi per migliorare e/o mantenere una buona mobilità articolare delle seguenti articolazioni: anca (coxo-femorale)ginocchio (femoro-tibiale)caviglia (tibio-peroneo-astragalica)alluce (metatarso-falangea I), spalla (scapolo-omerale) e collo (vertebre cervicali).

Il miglioramento, o il mantenimento della mobilità articolare si realizza mediante gli esercizi di "mobilizzazione". Essi consistono nel muovere l'articolazione fino a forzare (secondo tecniche prestabilitei limiti esistenti all'atto della mobilizzazione.

Si distingue una escursione articolare attiva ed una escursione articolare passiva:
  • quella attiva consiste nell’assumere volontariamente, ossia con una contrazione muscolare attiva, la posizione articolare estrema che vogliamo forzare ed insistere con la contrazione muscolare cercando di aumentare l’ampiezza del movimento (foto 1);

FOTO 1 - Esempio di mobilità attiva, in questo caso di flessione
  • quella passiva consiste nell’assumere la posizione articolare estrema che vogliamo forzare con una spinta passiva, in quanto non sempre i limiti di escursione articolare di un’articolazione possono essere raggiunti mediante la sola contrazione dei muscoli (foto 2).

FOTO 2 - Esempio di mobilità passiva

In ogni caso l’escursione articolare di ogni articolazione varia in funzione del suo “riscaldamento”. Per “riscaldamento” si intende l’attivazione che si realizza con l’esercizio fisico in un’articolazione ed è proprio un riscaldamento con aumento della temperatura derivante dal maggiore afflusso sanguigno locale, in seguito al movimento eseguito per riscaldare il distretto su cui si lavora.

Un'articolazione "vive" della sua massima mobilità articolare e ogni esercizio dovrà ricercare questo aspetto per consentire all'articolazione di mantenerla.
La mobilità articolare deve sempre essere ricercata per quanto possibile perché è da essa che dipende la salute dell’articolazione ed in particolare la salute della cartilagine che riveste i capi ossei.

Se la cartilagine non viene sottoposta a sfregamento ed a stimolazioni meccaniche, non si mantiene e l’articolazione perde la sua fisiologica mobilità; i muscoli tendono a diventare corti e la capsula articolare ed i ligamenti a retrarsi.

Ogni esercizio dovrà tenere presente dello stato iniziale dell'articolazione: se ci saranno problematiche di artrosirigidità, presenza di protesi altre patologie specifiche, dovremo tenerne conto, ricercando una variante dell'esercizio utile alla situazione.
Per questo motivo, prima di eseguire gli esercizi che mostrerò, si dovrà fare un'attenta valutazione funzionale di ogni singola articolazione, per evitare conseguenze traumatiche.
Anche il numero di ripetizioni e la durata degli esercizi varieranno in base a questa valutazione.

Mi soffermerò in particolare sui dettagli a cui si dovrà fare attenzione, in modo da ottenere la corretta esecuzione dell'esercizio e una precisa localizzazione dell'effetto motorio ricercato.

Descriverò le articolazioni senza entrare nello specifico dell'anatomia muscolare.
Chi volesse approfondire tale argomento il testo di riferimento che il Prof. Marco Pecchioli, consiglia di studiare è il TRATTATO DI ANATOMIA UMANA di Testut L., Latarjet A.


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