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Un caso di piede piatto

Il caso di cui vi parlerò in questo post è stato seguito dal Prof. Marco Pecchioli nel 1991. Riporterò per intero la storia.
Leggete attentamente la storia e riflettete sulle date: siamo nel 1991. Oggi nel 2011, cioè 20 anni dopo,secondo voi la situazione è cambiata? O vengono ancora proposte le stesse cose? Provate a darvi una risposta e poi a riflettere.
Fatemi sapere cosa ne pensate.
Buona lettura.


"Questa è una storia vera. Lo scrivo in apertura affinché chi ha una mente per pensare, pensi.
Ho avuto l'occasione di visitare B.G. l'11 Luglio 1991, per questo conosco la sua storia. Quando i suoi genitori, padre e madre, me lo portarono a far visitare, B.G. aveva 10 anni compiuti da pochi mesi, era alto cm. 153, quindi al di sopra del 97° percentile di oltre 3 cm. e pesava kg 54,2 ossia al di fuori di ogni percentile per la sua età. Lui, ragazzo di 10 anni, aveva una corporatura di un ragazzo obeso di 12 anni. Aveva le ginocchia leggermente valghe: una distanza intermalleolare di 80 mm. stando in piedi con le ginocchia unite. I piedi erano asimmmetricamente piatti lassi, sinistro di secondo grado e destro di primo grado (vedi fig. 1). Perché era venuto da me? Perché c'era da risolvere un grave problema.





All'età di 6 anni i genitori lo portarono a far visitare da un Ortopedico per un controllo dei piedi che mandava un po' male quando camminava. L'Ortopedico riconobbe un certo piattismo dei piedi e, invece di indirizzare il bambino a fare della Ginnastica Correttiva, disse di fare della Pallacanestro.
Gli insegnanti di Educazione Fisica sanno che la Pallacanestro è uno sport che tende a sforzare la pianta del piede ed a favorirne l'appiattimento, ma tant'è , B.G. andò a fare Pallacanestro.
Ogni anno tornava ai controlli dallo stesso Ortopedico, ma i piedi rimanevano piatti. Fino a ché, all'età di 10 anni, nel 1991, visto che questi piedi non erano sensibili al trattamento sportivo con Pallacanestro, l'Ortopedico disse che era necessario operarli.
I genitori di B.G., a sentirsi dire che il loro figlio doveva essere operato, malgrado 4 anni di sacrificio per portarlo a Pallacanestro per guarire dei piedi piatti, rimasero molto mortificati, ma soprattutto molto delusi, quasi traditi e allora, dopo alcune consultazioni con dei loro amici, decisero di andare in Francia, perché in quel paese c'era un Ortopedico che aveva fama di essere molto bravo e di cui perlomeno, questa volta, si sarebbero potuti fidare.
Quando andarono in Francia, l'Ortopedico francese disse: cari genitori, vostro figlio non deve essere operato ai piedi, bensì deve essere operato alle due ginocchia perché sono valghe ed è lì il vero problema. Quando sentirono queste parole i genitori di B.G. non seppero più che cosa pensare, ma, con la lucidità che ancora era loro rimasta, facendosi forza l'un l'altro, decisero di non fare ricoverare subito il loro figlio per l'operazione alle ginocchia come proponeva, per non mettere tempo in mezzo, l'Ortopedico francese.
Tornati in Italia in uno stato d'animo peggiore di quando erano partiti e soprattutto con ancora maggiore incertezza sul da farsi, decisero di sentire ancora un altro Ortopedico, ma sempre francese, perché ormai gli Ortopedici italiani avevano perso la loro fiducia, per lasciare ad un terzo esperto la decisione: operare ai piedi o operare alle ginocchia? Chi avrebbe avuto ragione?
E così andarono da un terzo Ortopedico, anche lui francese che però veniva in Italia a fare le visite.
Anche questo terzo Ortopedico disse che il problema non erano i piedi, bensì le ginocchia e, come aveva detto il suo collega in Francia, il ragazzo doveva essere operato alle ginocchia.
A questo punto i due genitori si erano rassegnati ed avevano fatto i preparativi per far operare il loro figlio alle ginocchia.
Un giorno per caso, accendendo la televisione, il padre di B.G. ebbe occasione di ascoltarmi in una trasmissione a cui ero stato chiamato per illustrare alcuni problemi di ordine ortopedico agli ascoltatori che ne fossero interessati. Un po' per la disperazione, un po' per il fascino della televisione, un po' forse per la mia figura insolita, i genitori di B.G. decisero di consultare anche me, prima di far operare il loro figlio.
Fu così che io lo conobbi e seppi quale era il problema che io dovevo risolvere. Io capii che loro erano venuti da me un po' così, tanto per fare, con una buona dose di scetticismo, e loro, anche loro, furono molto espliciti e non mi nascosero questo loro spirito.
Visitai bene il ragazzo, valutai il suo problema e dissi: prendiamo sei mesi di tempo; ciò è possibile perché in sei mesi non succede niente di irreparabile e se dovrà operarsi, lo potrà fare ugualmente senza aver compromesso niente. In questi sei mesi però, il ragazzo deve impegnarsi a dimagrire e deve fare gli esercizi di Ginnastica Correttiva secondo le tecniche da me insegnate.
Questa proposta non parve cattiva ai genitori i quali accettarono.
Per motivi diversi, B.G. non si impegnò molto in quei sei mesi. Gli esercizi erano molto dolorosi e faticosi; era molto scomodo andare in palestra perché si trovava molto distante da casa sua; gli esercizi a casa sua non li faceva o quasi.
Quando lo rividi in Dicembre però, mostrava un lievissimo miglioramento all'impronta dei piedi, il valgismo delle ginocchia, misurato nelle stesse condizioni iniziali era diventato di 70 mm.; stando in piedi poteva riuscire ad unire le caviglie senza che le ginocchia si sovrapponessero (vedi fig. 2).





Era però aumentato di 3 kg ed era cresciuto di 3cm. Poiché non si era impegnato abbastanza con la ginnastica e neppure con la dieta, decidemmo di continuare la prova per altri sei mesi circa.
Quando lo rividi nel Luglio del 1992, il piattismo era decisamente migliorato (vedi fig. 3), il valgismo alle ginocchia era passato a 64 mm., il peso era ancora aumentato: 58 kg.; la statura era cm 159,3.





Però, a parte i dati obbiettivi, parzialmente incoraggianti, i genitori erano molto contenti di come si muoveva il loro figlio nel correre, nel saltare, negli equilibri, ecc. Fu così che si decise di continuare senz'altro per questa strada.
All'ultimo controllo che ho eseguito nel Luglio 1993, i genitori erano molto soddisfatti del loro figlio, il problema dell'operazione da fare alle ginocchia oppure ai piedi non esisteva più perché non c'era proprio niente da operare, il valgismo alle ginocchia era scomparso con l'aumentare del volume dei testicoli (fenomeno questo che è la regola nel maschio), la statura era di cm. 165,7 (12,7 cm. di crescita rispetto al primo controllo), il peso era di 67,5 kg. (13,3 kg. in più rispetto alla prima volta), l'esame baropodometrico in statica mostrava delle impronte di piedi quasi normale (vedi fig. 4), non si lamentava di dolori di nessun genere, correva, saltava, giocava al pallone con soddisfazione, era un ragazzo decisamente alto ed ancora un po' obeso ma i primi segni della pubertà indicavano che sarebbe ulteriormente migliorato e sarebbe diventato un uomo come tanti ci sono, un po' robusto, ma senza problemi di sorta, almeno per quanto concerne i piedi e le ginocchia.





Se B.G. si fosse operato, o ai piedi, o alle ginocchia, a parte il trauma sia fisico che psichico dell'intervento chirurgico, di sicuro sarebbe stato peggio di ora perché certi problemi non hanno una soluzione legata al disturbo segmentario, ma investono tutta quanta la persona ed è in funzione di ciò che vanno affrontati e risolti.
Perché B.G. non fu subito inviato in Palestra a fare Ginnastica Correttiva all'età di sei anni, invece di essere indirizzato verso la Pallacanestro?"


Marco Pecchioli

La bambina e la ginnastica correttiva

"Un giorno una bambina che stava curva fu portata dai suoi genitori a farsi visitare da un Ortopedico, per sapere come mai la sua schiena si incurvasse così.
L'Ortopedico guardò le radiografie e disse che non era niente di grave, ma che quella bambina doveva fare tutti i giorni, per 200 volte al giorno, questo esercizio: doveva sdraiarsi a pancia sotto (prona) e, dopo aver fissato i piedi sotto ad un armadio e tenendo le braccia flesse, mani dietro la nuca, doveva estendere la sua schiena sollevando e tirando indietro il più possibile il capo, i gomiti ed il tronco. Per 200 volte di fila tutti i giorni!!!
La bambina, appena fu a casa, provò a fare questi esercizi, ma non riuscì ad eseguirli che per 16 volte di fila e con fatica.
Da allora furono rimproveri ed arrabbiature per quella famiglia, perché la bambina curva non voleva fare l'esercizio come aveva detto l'Ortopedico.
Quando tornarono dall'Ortopedico, dopo sei mesi, i genitori erano disperati perché la bambina era sempre più curva e la bambina stessa si vergognava di no aver obbedito al dottore e di non essere stata brava nel fare la ginnastica prescritta per casa.
L'Ortopedico, dopo aver guardato le nuove radiografie che aveva fatto rifare, disse che la Ginnastica non serviva a niente, che i bambini sono svogliati e che è inutile prescriverla ed ordinò alla bambina un bel busto di gesso alto fino al collo.
L'Ortopedico si sentì soddisfatto, i genitori furono contenti e la bambina piangeva mentre le giravano le fasce gessate perché non era stata brava a fare la ginnastica."


Marco Pecchioli



Questa "storiella" di cui ho parlato, a qualcuno potrà sembrare inventata o che non c'entri nulla con il mio blog o con la ginnastica, ma vi posso assicurare che ad oggi, cioè nel 2011, esistono ancora ortopedici che consigliano di fare certi esercizi!
Provate voi a fare l'esercizio descritto e fatemi sapere se ci riuscite a farlo per ben 200 volte al giorno per tutti i giorni! Poi ditemi come state...
Non tarderete ad accorgervi che un esercizio del genere è praticamente impossibile da eseguire per ben 200 volte, ma anche ammesso che vi riusciate, sarei curioso di sapere come vi sentireste la schiena dopo averlo eseguito...
Cosa ancor più grave è che esistono Professori di Educazione Fisica, o altre figure che ruotano attorno all'ambiente delle palestre o delle società sportive, che propongono tale esercizio ai loro allievi! E magari sono anche convinti di fare del bene alle persone a cui lo propongono, o peggio ancora credono che sia un "esercizio correttivo"...
Tra il credere e il sapere c'è una bella differenza...
Fatemi sapere se ci riuscite e come vi sentite dopo.